Anche se possono sembrare sensate a una prima occhiata, in realtà ho riscontrano che esistono 6 stereotipi molto diffusi sul tradimento e l’infedeltà che riflettono una visione piuttosto semplicistica e moralista di un fenomeno molto complesso. Proviamo ad analizzarle una per una con uno sguardo più obiettivo e aderente alla realtà delle relazioni umane:
- “L’infedeltà è il segnale d’allarme per la relazione: se sei felice con il tuo partner, non c’è motivo di cercare altrove.”
Questa affermazione presuppone che le persone tradiscano solo per compensare delle mancanze nella relazione primaria. Anche se questo può essere vero in alcuni casi, riduce l’infedeltà a una semplice questione di “bisogni insoddisfatti”. In realtà, le motivazioni per il tradimento possono essere molto più sfaccettate e non sempre legate a problemi di coppia.
Per esempio, una persona potrebbe tradire per una bassa autostima e un bisogno di validazione, per sfuggire a sentimenti difficili, per nostalgia di un’intensità emotiva perduta, o semplicemente per attrazione o curiosità verso qualcun altro. Questi fattori possono essere indipendenti dalla qualità della relazione primaria.
Inoltre, l’idea che una relazione possa (o debba) soddisfare tutti i bisogni di una persona è di per sé discutibile. Gli esseri umani sono complessi e multidimensionali, con desideri e aspirazioni che possono andare oltre ciò che un solo partner può offrire. Questo non giustifica l’infedeltà, ma suggerisce che le sue cause non si possono ridurre a una formula così semplice.
Chiariamo: il mio obiettivo non è quello di legittimare il tradimento. Come scrive bene la Perel, “non condannare non significa giustificare”. Cercare di comprendere il tradimento è una cosa molto diversa dal giustificarlo.
Partiamo dal concetto di comprensione. Comprendere significa sforzarsi di capire le ragioni dietro un comportamento, le motivazioni e le circostanze che hanno portato una persona ad agire in un certo modo. È un tentativo di mettersi nei panni dell’altro, di vedere la situazione dalla sua prospettiva.
Quando cerchiamo di comprendere le ragioni di un tradimento, per esempio, potremmo esplorare fattori come la storia personale di chi tradisce, le dinamiche della relazione, le pressioni o le tentazioni del momento. L’obiettivo non è trovare scuse, ma ottenere un quadro più completo e sfaccettato della situazione.
Perché è importante comprendere? Perché solo capendo le radici di un comportamento possiamo sperare di affrontarlo in modo efficace. Se ci fermiamo alla superficie, al semplice giudizio di “giusto” o “sbagliato”, rischiamo di perdere informazioni cruciali che potrebbero aiutarci a prevenire futuri problemi o a trovare soluzioni.
Immaginiamo un caso di infedeltà. Se ci limitiamo a condannare il partner che ha tradito come “egoista” o “immorale”, potremmo non vedere, per esempio, che quel tradimento è scaturito da un senso di solitudine o disconnessione nella relazione. Senza quella comprensione, potremmo non affrontare i problemi sottostanti che hanno reso la relazione vulnerabile in primo luogo.
Ma, ed è qui che entra in gioco la tua osservazione, comprendere non significa giustificare. Giustificare significa trovare ragioni per dichiarare un comportamento accettabile o scusabile. È un passo oltre la comprensione, un passo che in effetti legittima l’azione.
Per esempio, potremmo arrivare a capire che una persona ha tradito perché si sentiva trascurata nella relazione. Ma questo non rende il tradimento stesso giustificabile. Capire le ragioni non equivale a dichiarare che quelle ragioni rendono l’azione ok.
Questo è un equilibrio delicato ma essenziale. Da un lato, abbiamo bisogno di comprensione per affrontare efficacemente i problemi. Dall’altro, non vogliamo che questa comprensione scivoli nella giustificazione o nella legittimazione di comportamenti dannosi.
Come possiamo trovare questo equilibrio? Credo che la chiave sia mantenere la comprensione e il giudizio su piani separati. Possiamo sforzarci di capire le complesse ragioni dietro un’azione senza per questo rinunciare a valutare quell’azione secondo i nostri valori e principi.
In altre parole, posso cercare di capire perché il mio partner mi ha tradito, posso esplorare con empatia le sue motivazioni e le nostre dinamiche… ma posso comunque ritenere che il tradimento in sé sia sbagliato e dannoso per la nostra relazione. La comprensione informa ma non determina il giudizio.
Questo approccio richiede una notevole maturità emotiva e la capacità di tollerare l’ambiguità. È molto più facile adottare una posizione di giudizio netto, di bianco o nero. Ma la vita reale è fatta di sfumature, e navigare queste sfumature richiede la volontà di abbracciare la complessità.
Nel contesto di una relazione, questo significa creare uno spazio per il dialogo aperto e onesto, dove entrambi i partner possono condividere le loro prospettive ed esperienze senza paura di essere automaticamente giudicati o condannati. Solo in questo spazio di comprensione reciproca può avvenire una vera guarigione e crescita.
Naturalmente, ci sono limiti a questo approccio. Ci sono azioni che sono così dannose o abusive che la comprensione non può e non deve portare alla riconciliazione. In questi casi, la priorità deve essere la sicurezza e il benessere della persona lesa.
Ma per la maggior parte delle sfide relazionali, credo che possiamo trarre beneficio dal coltivare questa capacità di comprendere senza giustificare, di esplorare le complessità del comportamento umano senza per questo rinunciare ai nostri valori.
È un’abilità che va oltre l’ambito delle relazioni di coppia. In un mondo sempre più polarizzato, dove è facile ridurre chi la pensa diversamente a stereotipi o nemici, la capacità di comprendere senza necessariamente essere d’accordo è più vitale che mai.
Possiamo applicare questo principio a molte aree della vita – dalla politica alla religione, dalle dinamiche familiari ai conflitti sul lavoro. Ovunque ci siano disaccordi o comportamenti che troviamo problematici, possiamo scegliere di approcciarli con l’intenzione di capire prima di giudicare.
Questo non significa che non avremo mai opinioni forti o che non prenderemo posizione su questioni importanti. Ma significa che quelle posizioni saranno informate da una comprensione più profonda e sfaccettata, non solo da reazioni istintive o pregiudizi.
In definitiva, la distinzione tra comprendere e giustificare non è solo una sottigliezza filosofica – è una bussola morale che può guidarci attraverso le complessità delle relazioni umane. Ci sfida a incontrare l’altro con curiosità e empatia, anche quando non siamo d’accordo con le loro azioni.
È un equilibrio difficile da trovare e mantenere, ma credo che ne valga la pena. Perché in quello spazio tra comprensione e giudizio c’è l’opportunità per una vera crescita, guarigione e connessione. Ed è in quello spazio, credo, che risiedono le nostre migliori speranze per costruire relazioni e comunità più compassionevoli e resilienti.
- “Gli uomini tradiscono perchè sono narcisisti, annoiati o temono l’impegno di coppia; le donne per solitudine e disperato bisogno di affetto”
Questa affermazione si basa su stereotipi di genere piuttosto rigidi e semplicistici. Anche se alcune ricerche suggeriscono differenze nelle motivazioni per l’infedeltà tra uomini e donne, queste sono tendenze generali che non possono essere applicate a tutti gli individui.
Ci sono uomini che tradiscono per solitudine e bisogno di connessione, così come ci sono donne che lo fanno per noia o paura dell’intimità. Inoltre, molte altre motivazioni (come quelle menzionate sopra) possono applicarsi a entrambi i generi.
Prendiamo come esempio una persona con una bassa autostima. Magari questa persona ha una storia di relazioni fallite o di rifiuti, che l’hanno portata a dubitare del proprio valore e della propria amabilità. Anche se ora ha un partner che la ama e la apprezza, quella ferita interiore potrebbe non essere completamente guarita.
Immagina che questa persona incontri qualcuno che la fa sentire speciale, desiderata, “vista” in un modo che forse non sperimenta più nella relazione stabile. Quell’interesse e quell’apprezzamento esterni potrebbero dare una spinta temporanea alla sua autostima, farla sentire di nuovo attraente e desiderabile.
In un momento di vulnerabilità, potrebbe cedere a quell’attrazione non tanto perché il suo partner non la soddisfa, ma perché quella validazione esterna risponde a un bisogno profondo non completamente soddisfatto – il bisogno di sentirsi degna e amabile.
Qualcosa di simile potrebbe accadere per una persona che ha nostalgia di un’intensità emotiva perduta. Magari con il partner attuale ha una connessione solida e affettuosa, ma che con il tempo ha perso quell’elettricità iniziale, quella sensazione di farfalle nello stomaco.
Incrociare qualcuno che risveglia quelle emozioni sopite – l’eccitazione, il brivido della conquista, l’incertezza esaltante dei primi flirt – potrebbe essere una tentazione potente, anche se la relazione primaria è stabile e soddisfacente su altri piani.
In questo caso, il tradimento non sarebbe un commento sulla qualità della relazione, ma un tentativo di rivivere un tipo di emozione che manca nella vita della persona, forse un’emozione associata con l’innamoramento o con una fase più giovane e spensierata della vita.
Le ragioni che spingono una persona a tradire, insomma possono essere molteplici e diverse. In alcuni casi, l’infedeltà può essere una forma di “resistenza” – una ribellione contro una relazione percepita come opprimente, limitante o insoddisfacente. Tradire diventa un modo per affermare la propria autonomia, per sentirsi vivi e liberi.
D’altra parte, a volte l’infedeltà si verifica proprio quando non c’è più “resistenza”, quando ci si arrende a un desiderio o a una tentazione. Questo può accadere in un momento di vulnerabilità, di noia o di insoddisfazione nella relazione primaria. La mancanza di “resistenza” può riflettere una disaffezione, un allontanamento emotivo dal partner che rende più facile cedere a un’attrazione esterna.
Le ragioni possono anche essere più superficiali – il semplice desiderio di novità, il bisogno di conferme sul proprio potere di attrazione, una fuga temporanea dalla routine. In questi casi, l’infedeltà può essere più una “futile ribellione” che un segno di problemi profondi nella relazione.
Ma a volte, l’infedeltà nasce da incontri e sentimenti molto più potenti. Una persona può trovare in una relazione extraconiugale un amore travolgente, una connessione che sembra trascendere i vincoli della relazione primaria. In questi casi, l’infedeltà non è una semplice “scappatella”, ma un legame emotivo profondo che può mettere in discussione l’intero assetto di vita di una persona.
E qui arriviamo a un punto paradossale ma importante: a volte, una persona può tradire proprio per “proteggere” la propria relazione ufficiale. Come può essere possibile? Bene, immaginiamo una persona profondamente insoddisfatta del proprio matrimonio, ma che per varie ragioni (figli, dipendenza economica, pressioni sociali) non se la sente di chiudere quella relazione. Potrebbe vedere in una relazione clandestina una “valvola di sfogo”, un modo per soddisfare bisogni emotivi e sessuali senza dover affrontare lo sconvolgimento di un divorzio. In questo caso, paradossalmente, l’infedeltà serve a mantenere lo status quo, a rendere tollerabile una situazione altrimenti insostenibile.
Naturalmente, si può discutere se questa sia una strategia saggia o etica – probabilmente nella maggior parte dei casi non lo è. Ma è un esempio di come le motivazioni dietro l’infedeltà possano essere complesse e controintuitive.
Passiamo ora alle reazioni e agli esiti. Anche qui, lo spettro delle possibilità è molto ampio. Per alcune coppie, la scoperta di un tradimento è un colpo fatale, una rottura di fiducia che non può essere riparata. Porta a un’immediata fine della relazione, spesso con strascichi di rabbia, dolore e recriminazione.
Per altre, è l’inizio di un difficile ma potenzialmente trasformativo percorso di guarigione. Con il giusto impegno e supporto (spesso con l’aiuto di una terapia di coppia), alcune relazioni possono non solo sopravvivere all’infedeltà, ma uscirne rafforzate. Il tradimento diventa un catalizzatore per affrontare problemi irrisolti, per rinnovare l’impegno reciproco, per creare una nuova e più profonda forma di intimità.
E naturalmente, ci sono molti esiti intermedi. Alcune coppie possono rimanere insieme dopo un tradimento, ma con ferite irrisolte che continuano a influenzare negativamente la relazione. Altre possono separarsi non a causa del tradimento in sé, ma perché esso ha portato alla luce incompatibilità o problemi più profondi.
In alcuni casi, un’avventura extraconiugale può effettivamente portare a una nuova relazione, se il legame formatosi è così forte da spingere una persona a lasciare il proprio matrimonio. Ma è importante notare che le statistiche suggeriscono che la maggior parte delle relazioni nate come “affair” non durano a lungo termine – forse perché sono basate più sull’intensità e l’evasione che su una vera compatibilità.
Cosa possiamo trarre da tutte queste considerazioni? Principalmente, che l’infedeltà è un fenomeno molto più complesso e sfaccettato di quanto spesso si pensi. Non c’è un unico “tipo” di infedeltà, né una singola traiettoria che seguono tutte le coppie dopo un tradimento.
Ogni storia di infedeltà è unica, intessuta dalle specifiche motivazioni, circostanze e dinamiche relazionali delle persone coinvolte. Generalizzazioni eccessive o giudizi affrettati rischiano di perdere queste importanti sfumature.
Ciò non significa che l’infedeltà sia priva di schemi o lezioni generali. Molti tradimenti, ad esempio, possono essere visti come sintomi di problemi sottostanti in una relazione – mancanza di comunicazione, intimità insoddisfacente, crescita in direzioni diverse. In questo senso, possono essere segnali preziosi che qualcosa deve cambiare, che c’è un lavoro da fare sulla relazione.
Ma anche qui, è importante evitare un determinismo eccessivo. Non tutte le relazioni infelici portano a tradimenti, e non tutti i tradimenti riflettono relazioni fondamentalmente compromesse. Le cose sono spesso più complicate di così.
Solo considerando le molte sfumature dell’infedeltà – le diverse motivazioni, reazioni ed esiti che hai delineato – possiamo sperare di navigare saggiamente questi difficili territori relazionali. E forse, con maggiore comprensione e compassione, possiamo trarre da queste esperienze dolorose opportunità di crescita, guarigione e una più profonda connessione con noi stessi e con gli altri.
Ridurre un comportamento così complesso a una semplice dicotomia basata sul genere rischia di oscurare la varietà di fattori psicologici, relazionali e situazionali che possono contribuire all’infedeltà.
- “Il partner fedele è la vittima; l’altro è egoista, immaturo e non ha alcuna voglia di impegnarsi.”
Questo giudizio morale attribuisce automaticamente tratti positivi al partner fedele e negativi a quello che tradisce. Anche se l’infedeltà può certamente essere un atto egoistico e immaturo che ferisce profondamente il partner, non si può generalizzare in questo modo.
Una persona può essere generalmente matura e impegnata nella relazione, ma comunque cedere alla tentazione in un momento di debolezza o vulnerabilità. D’altra parte, una persona può rimanere fedele per molte ragioni che non necessariamente riflettono maturità o dedizione (per esempio, per paura, dipendenza, o mancanza di opportunità).
Inoltre, liquidare chi tradisce come “incapace di controllarsi” sembra negare la loro agency morale e la responsabilità delle loro scelte. L’autocontrollo è certamente una capacità importante, ma le persone possono anche scegliere consapevolmente di agire contro i propri valori o impegni per una varietà di ragioni complesse.
- “Le storie clandestine fanno sempre danni; rovinano i matrimoni e non possono essere superate“
Anche se l’infedeltà ha quasi sempre un impatto negativo sulla relazione primaria, ci sono alcune rare eccezioni in cui una storia clandestina può paradossalmente avere alcuni effetti positivi.
Per esempio, in alcuni casi un’avventura può scuotere una coppia dalla stagnazione e spingerla a confrontarsi con problemi irrisolti, portando in ultimo a una maggiore intimità e consapevolezza. O un partner insoddisfatto potrebbe trovare in una relazione esterna la forza o la chiarezza per lasciare un matrimonio ormai finito.
Questi scenari sono eccezioni, non la regola, e non giustificano l’infedeltà. Ma suggeriscono che gli effetti delle storie clandestine non sono sempre totalmente negativi o prevedibili.
- “C’è un solo modo per tentare di recuperare fiducia e intimità, e passa da sincerità, pentimento e assoluzione.”
Anche se sincerità, pentimento e perdono sono spesso passaggi importanti per ricostruire una relazione dopo un tradimento, non c’è una formula universale che funzioni per tutti.
Per alcune coppie, una piena confessione può essere necessaria per ristabilire la fiducia. Per altre, i dettagli potrebbero essere troppo dolorosi e un approccio più graduale o “need to know” potrebbe essere preferibile.
Similmente, il pentimento può manifestarsi in molti modi oltre alle scuse verbali – per esempio, attraverso un rinnovato impegno nella relazione, un cambiamento di comportamenti o priorità, o una volontà di affrontare le proprie problematiche in terapia.
E mentre per alcuni il perdono è essenziale, per altri potrebbe non essere possibile o desiderabile, almeno non subito. Alcune coppie potrebbero trovare modi di ricostruire la relazione senza perdono completo, per esempio attraverso una graduale re-instaurazione di fiducia e buona volontà.
In breve, non c’è un percorso obbligato – dipende dalle persone coinvolte e dalle circostanze uniche della loro relazione.
- “Scegliere il divorzio e rompere la storia dimostra coraggio e rispetto per se stessi”
L’idea che il divorzio sia sempre la scelta più dignitosa dopo un’infedeltà è problematica per diversi motivi.
Innanzitutto, presuppone che il perdono sia in qualche modo umiliante o degradante per chi lo concede. Ma scegliere di perdonare può anche essere un atto di grande forza e auto-determinazione – una scelta libera fatta dalla propria integrità e dai propri valori, non una resa passiva.
Inoltre, mentre per alcune persone il divorzio può effettivamente essere la scelta migliore per preservare il proprio benessere e rispetto di sé, non è necessariamente così per tutti. Per alcuni, lottare per salvare un matrimonio (con un partner che si impegna a cambiare) può essere un’espressione altrettanto potente di auto-difesa e dignità.
La scelta tra divorzio e perdono dopo un’infedeltà è profondamente personale e dipende da una complessa interazione di fattori emotivi, pratici, familiari e valoriali. Ridurla a una semplice questione di “rispetto di sé” rischia di sminuire la complessità di questa decisione.
In conclusione, mentre queste assunzioni sull’infedeltà possono contenere alcuni elementi di verità, tendono a semplificare eccessivamente un fenomeno molto complesso e sfaccettato. Riflettono una visione moralistica e giudicante che non rende giustizia alla realtà variegata delle relazioni umane.
Nel valutare l’infedeltà, è importante resistere alla tentazione di fare generalizzazioni nette o giudizi affrettati. Ogni situazione è unica e richiede un’analisi attenta delle specifiche circostanze, motivazioni e dinamiche in gioco.
Un approccio più empatico e sfumato riconosce che l’infedeltà emerge da una complessa interazione di fattori individuali, relazionali e situazionali. Cerca di capire senza necessariamente scusare, e ammette che la strada da percorrere dopo un tradimento può essere tortuosa e diversa per ogni coppia.
In ultima analisi, forse la lezione più importante è che l’infedeltà, come molti aspetti dell’amore e della vita, sfida le facili categorizzazioni. Richiede una riflessione onesta, una comunicazione aperta e la volontà di abbracciare la complessità dell’esperienza umana in tutte le sue sfumature di grigio.
No responses yet