Introduzione
I conflitti sono una parte naturale e inevitabile di qualsiasi relazione romantica. In un mondo ideale, le coppie vivrebbero in perfetta armonia, sempre d’accordo su tutto e mai irritati l’uno con l’altro. La realtà, tuttavia, ci mostra un quadro molto diverso. Che si tratti di una relazione appena sbocciata o di un matrimonio consolidato da decenni, le divergenze di opinioni e le tensioni possono emergere in vari momenti della vita condivisa.
Ciò che distingue le relazioni durature da quelle destinate a dissolversi non è l’assenza di conflitti, ma piuttosto il modo in cui questi vengono affrontati e gestiti. Questa guida esplora i principali motivi di conflitto nelle relazioni e offre strategie pratiche ed efficaci per navigare le acque talvolta tumultuose della vita di coppia, trasformando potenziali crisi in opportunità di crescita.
1. Gestione delle Finanze: Quando i Soldi Diventano un Campo di Battaglia
Le questioni economiche rappresentano una delle principali fonti di tensione nelle relazioni. Secondo uno studio approfondito condotto da Dew e Dakin (2011), circa il 70% delle coppie riferisce che il denaro è un argomento significativo di conflitto, spesso citato come una delle cause principali di divorzio. Questo non dovrebbe sorprendere: il denaro non rappresenta solo risorse materiali, ma incarna anche valori personali, sicurezza emotiva e potere all’interno della relazione.
I conflitti finanziari si manifestano in molti modi. Spesso, uno dei partner potrebbe avere una naturale inclinazione al risparmio, considerando la prudenza finanziaria come un valore fondamentale. L’altro potrebbe invece adottare un approccio più rilassato, ritenendo che il denaro sia fatto per essere goduto nel presente. Queste diverse filosofie possono portare a tensioni quotidiane, dalle piccole decisioni come mangiare fuori o cucinare a casa, alle grandi questioni come l’acquisto di una casa o il piano di pensionamento.
La mancanza di trasparenza rappresenta un altro aspetto problematico. Quando uno dei partner nasconde spese, debiti o decisioni finanziarie, questo può erodere gravemente la fiducia. Come ha dimostrato la ricerca di Shapiro (2014), la “segretezza finanziaria” è spesso percepita come una forma di tradimento emotivo, quasi alla pari con l’infedeltà.
Per gestire efficacemente questi conflitti, è fondamentale creare uno spazio di dialogo aperto e regolare sulle questioni finanziarie. Programmare incontri mensili dedicati specificamente alla revisione del budget e alla discussione degli obiettivi finanziari può sembrare poco romantico, ma costituisce un investimento inestimabile nella salute della relazione. Durante questi incontri, entrambi i partner dovrebbero sentirsi liberi di esprimere preoccupazioni e aspettative senza timore di essere giudicati.
Molte coppie trovano utile implementare un sistema che rispetti sia il bisogno di autonomia che quello di collaborazione. Ad esempio, mantenere conti separati per le spese personali e un conto congiunto per le spese comuni può offrire un equilibrio tra indipendenza e partnership. L’importante è che qualunque sistema venga adottato, sia frutto di una decisione condivisa e non imposta unilateralmente.
Nei casi in cui i conflitti finanziari persistono nonostante i tentativi di risoluzione, consultare un consulente finanziario imparziale può fornire una prospettiva nuova e oggettiva. Questi professionisti non solo offrono consigli pratici sulla gestione del denaro, ma facilitano anche conversazioni difficili in un ambiente neutrale.
2. Divisione delle Responsabilità Domestiche: La Quotidianità che Logora
Chi si occupa delle faccende domestiche può sembrare una questione banale rispetto ai grandi temi dell’amore, ma la realtà è che la distribuzione ineguale dei compiti domestici è uno dei fattori più corrosivi nella soddisfazione relazionale a lungo termine. Una ricerca fondamentale condotta da Hochschild e Machung (2012) ha coniato il termine “secondo turno” per descrivere il lavoro non retribuito che molti individui, storicamente soprattutto donne, svolgono a casa dopo aver completato la loro giornata lavorativa.
Il problema non riguarda solo il carico di lavoro fisico, ma anche il carico cognitivo ed emotivo associato alla gestione della casa. Come evidenziato negli studi di Robertson et al. (2019), la persona che si assume la responsabilità di ricordare quando bisogna comprare più detersivo, quando è il compleanno della suocera o quando il bambino ha bisogno di un controllo dal dentista, porta un peso invisibile ma significativo.
I conflitti in quest’area sorgono spesso da differenze negli standard personali (“Per te una casa ‘pulita’ significa diverso che per me”), da supposizioni non verificate su chi dovrebbe fare cosa (“Pensavo che ti occupassi tu di…”), e da una mancanza di apprezzamento per gli sforzi dell’altro. Con il tempo, questi piccoli attriti possono accumularsi in un profondo risentimento.
Affrontare questa problematica richiede innanzitutto una chiara consapevolezza di tutti i compiti necessari per mantenere funzionante una casa. Molte coppie trovano utile sedersi insieme e creare un inventario completo di tutte le responsabilità domestiche, dalle più evidenti (cucinare, pulire) alle meno visibili (pianificare i pasti, gestire le bollette). Questo esercizio spesso rivela uno squilibrio di cui uno o entrambi i partner non erano pienamente consapevoli.
Una volta identificati tutti i compiti, la discussione può spostarsi su come dividerli in modo equo. È importante notare che “equo” non significa necessariamente “uguale”. Fattori come orari di lavoro, preferenze personali e competenze specifiche possono influenzare una distribuzione che entrambi percepiscano come giusta. L’obiettivo non è contare i minuti che ciascuno dedica alle faccende domestiche, ma piuttosto assicurarsi che nessuno si senta sistematicamente sovraccaricato o non apprezzato.
L’implementazione di cambiamenti richiede pazienza e adattamento. È naturale che ci siano aggiustamenti lungo il percorso. Rituali di apprezzamento reciproco possono fare la differenza: un semplice “grazie per aver cucinato stasera” o “ho notato che hai sistemato il garage” riconosce lo sforzo dell’altro e rafforza il senso di squadra.
3. Divergenze negli Obiettivi di Vita: Quando i Percorsi Sembrano Separarsi
Una delle sfide più profonde che le coppie affrontano emerge quando i partner scoprono di avere visioni divergenti sul futuro. All’inizio di una relazione, l’enfasi è spesso sulla compatibilità immediata e sull’attrazione, mentre le discussioni su obiettivi a lungo termine possono sembrare premature o persino fuori luogo. Tuttavia, con il passare del tempo, queste differenze fondamentali possono emergere con forza sorprendente.
Secondo Johnson e Bradbury (2015), le divergenze negli obiettivi di vita sono tra i principali predittori di insoddisfazione relazionale a lungo termine. Questioni come avere figli o meno, scelte di carriera, decisioni su dove vivere, e persino come trascorrere il tempo libero possono diventare terreno di conflitto quando rivelano valori o priorità incompatibili.
Prendiamo l’esempio di una coppia in cui un partner desidera profondamente diventare genitore, mentre l’altro non si vede in quel ruolo. O consideriamo una situazione in cui uno sogna di trasferirsi in campagna per una vita più tranquilla, mentre l’altro prospera nell’energia della città. Questi non sono semplicemente disaccordi su preferenze; sono divergenze fondamentali che toccano l’identità e i sogni di ciascun individuo.
La difficoltà di questi conflitti risiede nel fatto che spesso non esiste una soluzione di compromesso ovvia. Non si può avere “mezzo figlio” o vivere simultaneamente in città e in campagna. È qui che la comunicazione autentica diventa vitale. Entrambi i partner devono essere disposti a esplorare non solo cosa vogliono, ma anche perché lo vogliono. Quali valori, esperienze passate o bisogni emotivi sottendono questi desideri?
Conversazioni di questo tipo richiedono vulnerabilità e coraggio. È essenziale creare uno spazio sicuro dove ciascuno possa esprimere i propri desideri senza timore di ritorsioni o rifiuto immediato. Questo potrebbe significare stabilire alcune regole di base, come dedicare tempo ad ascoltare completamente l’altro prima di rispondere, o impegnarsi a non prendere decisioni affrettate nel mezzo di una discussione emotiva.
In alcuni casi, la terapia di coppia può fornire uno spazio strutturato per navigare queste conversazioni difficili. Un terapeuta qualificato può aiutare a identificare i valori fondamentali di ciascun partner e a esplorare possibili aree di allineamento che potrebbero non essere immediatamente evidenti. Come sottolineato dalla ricerca di Christensen et al. (2018), la terapia può essere particolarmente efficace quando le coppie si trovano a un punto di stallo su questioni esistenziali.
È importante riconoscere che alcune divergenze possono essere irrisolvibili. In questi casi, la domanda diventa se i partner possono accettare queste differenze e trovare modi per sostenersi reciprocamente nonostante visioni del futuro non completamente allineate. Per alcune coppie, questo può significare rinegoziare gli aspetti fondamentali della relazione; per altre, potrebbe portare alla difficile conclusione che percorsi separati potrebbero essere più autentici per entrambi.
4. Intimità e Vita Sessuale: Quando il Desiderio Non è Sincronizzato
L’intimità fisica rappresenta una componente fondamentale nelle relazioni romantiche, e le discrepanze in questo ambito possono generare tensioni significative. Le ricerche di Kleinplatz e Ménard (2020) evidenziano come le differenze nei livelli di desiderio sessuale siano tra i motivi più comuni di consultazione terapeutica tra le coppie.
I conflitti in questa sfera nascono spesso da una combinazione di fattori biologici, psicologici e relazionali. Alcuni partner potrebbero avere naturalmente un desiderio sessuale più elevato, mentre altri potrebbero sperimentare fluttuazioni legate a stress, cambiamenti ormonali o fasi della vita. Inoltre, la qualità dell’intimità emotiva nella relazione influenza profondamente l’espressione sessuale.
Un errore comune è interpretare il rifiuto dell’intimità fisica come un rifiuto personale o come indicazione di disinteresse verso la relazione. In realtà, come dimostrato dagli studi di Basson (2018), esistono molteplici modelli di risposta sessuale, e ciò che viene percepito come “normale” può variare significativamente tra individui.
Affrontare efficacemente questi conflitti richiede innanzitutto la creazione di uno spazio sicuro per discutere apertamente di un argomento che molti trovano imbarazzante. Il dialogo dovrebbe concentrarsi non solo sulla frequenza dell’attività sessuale, ma anche sulla qualità dell’esperienza condivisa e sui bisogni emotivi sottostanti.
In molti casi, può essere utile espandere la definizione di intimità oltre l’atto sessuale stesso. Forme di contatto non sessuale come abbracci, massaggi o semplicemente stare vicini possono nutrire la connessione fisica senza la pressione della performance. Come suggerito dalla ricerca di McCarthy e Wald (2015), adottare un approccio di “piacere condiviso” piuttosto che focalizzarsi sull’obiettivo può trasformare positivamente la dinamica intima.
Quando le discrepanze persistono nonostante il dialogo aperto, consultare un terapeuta specializzato in terapia sessuale può offrire strumenti specifici e strategie personalizzate. La terapia sessuale moderna, basata su evidenze scientifiche, adotta un approccio olistico che integra elementi fisici, emotivi e relazionali.
5. Relazioni con Famiglie d’Origine: Quando Passato e Presente Collidono
L’integrazione delle rispettive famiglie d’origine rappresenta una sfida significativa per molte coppie. Secondo Bowen (2019), ogni persona porta nella relazione modelli relazionali, aspettative e lealtà familiari che possono entrare in conflitto con quelle del partner.
I conflitti in quest’area emergono in vari contesti: dalle decisioni su dove trascorrere le festività, alla gestione delle visite dei parenti, fino all’influenza che i genitori o altri familiari esercitano sulle scelte della coppia. Particolarmente delicata è la situazione in cui un partner percepisce un’eccessiva intrusione della famiglia dell’altro negli affari della coppia.
Le tensioni possono intensificarsi quando esistono differenze culturali o di valori tra le famiglie d’origine. In questi casi, pratiche o tradizioni che per una famiglia sono normali e importanti possono apparire strane o problematiche all’altra. Come evidenziato dalla ricerca di Falicov (2017), queste differenze richiedono un delicato equilibrio tra il rispetto per il patrimonio culturale di ciascuno e la creazione di nuove tradizioni condivise.
La gestione efficace di questi conflitti inizia con il riconoscimento che formare una coppia significa anche creare un nuovo sistema familiare. Minuchin (2016) descrive questo processo come la necessità di “tracciare confini” che siano abbastanza permeabili da permettere connessioni significative con le famiglie d’origine, ma sufficientemente definiti da proteggere l’autonomia della coppia.
La comunicazione diretta ma rispettosa con i familiari riguardo aspettative e confini è essenziale. Idealmente, questa comunicazione dovrebbe essere condotta dal partner che appartiene a quella famiglia d’origine, evitando così che l’altro venga percepito come antagonista. Frasi come “Noi abbiamo deciso” piuttosto che “Lei/Lui vuole” sottolineano l’unità della coppia nelle decisioni.
In situazioni particolarmente complesse, la terapia familiare sistemica può offrire uno spazio strutturato per esplorare e riconfigurare dinamiche familiari disfunzionali, facilitando la transizione verso un equilibrio più sano tra connessione e autonomia.
6. Gestione del Tempo e Priorità: La Lotta per l’Attenzione
In un’epoca caratterizzata da ritmi frenetici e connessione digitale costante, la gestione del tempo e dell’attenzione è diventata un’area di conflitto sempre più rilevante. La ricerca di Hertlein e Ancheta (2014) evidenzia come la tecnologia abbia introdotto nuove dimensioni di tensione nelle relazioni, creando quella che viene definita “gelosia digitale” o “abbandono tecnologico”.
I conflitti emergono quando un partner percepisce che l’altro dedica eccessiva attenzione al lavoro, agli hobby, ai social media o ad altre attività a scapito del tempo di qualità nella relazione. Spesso il problema non è tanto la quantità di tempo trascorso insieme, quanto la qualità della presenza. Un partner fisicamente presente ma mentalmente altrove, magari costantemente distratto dallo smartphone, può generare sentimenti di disconnessione e trascuratezza.
Secondo gli studi di Gottman e Gottman (2017), le coppie soddisfatte non necessariamente trascorrono più tempo insieme rispetto a quelle insoddisfatte, ma piuttosto si impegnano in momenti di “attenzione condivisa” di maggiore qualità. Questi momenti, anche se brevi, sono caratterizzati da presenza piena e reciproca, senza distrazioni digitali o mentali.
Per gestire efficacemente questi conflitti, molte coppie trovano utile implementare rituali specifici di connessione quotidiana. Potrebbero essere semplici routine come una colazione condivisa prima di iniziare la giornata, una telefonata a metà giornata, o mezz’ora di conversazione non interrotta la sera. Roberts e Greenberg (2018) hanno dimostrato che questi rituali intenzionali, praticati costantemente, hanno un impatto significativo sulla soddisfazione relazionale.
Stabilire confini chiari riguardo l’uso della tecnologia può prevenire molti conflitti. Alcune coppie adottano regole come “niente telefoni a tavola” o designano specifiche aree della casa come “zone libere da dispositivi”. L’importante è che queste regole siano stabilite attraverso un accordo mutuo, non imposte unilateralmente.
Le discussioni sulla gestione del tempo beneficiano di un approccio collaborativo che riconosca i bisogni legittimi di entrambi: sia il bisogno di connessione nella coppia, sia quello di autonomia e spazio personale. L’obiettivo non è controllare come il partner trascorre ogni momento, ma piuttosto creare un ritmo relazionale che nutra il legame senza soffocare l’individualità.
7. Crescita e Cambiamento Personale: Evolvere Insieme o Separarsi
Le persone cambiano nel corso del tempo – è un fatto inevitabile della vita. Carriere evolvono, interessi si trasformano, priorità si spostano e visioni del mondo si espandono. Secondo gli studi longitudinali di Bleidorn e Hopwood (2019), i cambiamenti significativi nella personalità e nei valori continuano ben oltre la giovane età adulta, contrariamente alla credenza popolare che le persone si “stabilizzino” dopo i trent’anni.
I conflitti sorgono quando questi cambiamenti avvengono asincronicamente o in direzioni divergenti. Un partner potrebbe intraprendere un intenso percorso di crescita personale, spirituale o professionale, mentre l’altro rimane ancorato a modelli familiari. Oppure entrambi potrebbero evolversi, ma in direzioni che sembrano allontanarli piuttosto che avvicinarli.
La paura sottostante molti di questi conflitti è che il cambiamento porterà inevitabilmente all’allontanamento. Come osservato da Perel (2017), esiste una tensione intrinseca nelle relazioni a lungo termine tra il bisogno di sicurezza e prevedibilità da un lato, e il desiderio di crescita e novità dall’altro. Quando un partner cambia, l’altro può sentirsi minacciato, temendo di essere lasciato indietro o diventare irrilevante.
Navigare efficacemente questi conflitti richiede ciò che gli psicologi Bader e Pearson (2021) chiamano “differenziazione sana”: la capacità di mantenere un senso di sé autonomo all’interno della relazione, permettendo sia l’individualità che la connessione. Le coppie che gestiscono con successo i cambiamenti personali tendono ad adottare un atteggiamento di curiosità genuina verso l’evoluzione del partner, vedendola come un’opportunità di rinnovamento per la relazione stessa.
La comunicazione proattiva riguardo ai cambiamenti che si stanno sperimentando è cruciale. Condividere regolarmente riflessioni, intuizioni e nuove prospettive permette al partner di partecipare al viaggio, anche se non lo sta intraprendendo nella stessa misura o direzione. Domande come “Cosa stai scoprendo su te stesso in questo periodo?” o “Come posso supportarti nel tuo percorso?” mantengono aperto il dialogo.
In alcuni casi, può essere necessario rinegoziare esplicitamente aspetti della relazione per accomodare i cambiamenti. Questa rinegoziazione non implica necessariamente un compromesso in cui uno sacrifica la propria crescita per l’altro, ma piuttosto un processo creativo di ricerca di nuovi modi di essere insieme che onorino l’evoluzione di entrambi.
La terapia di coppia può essere particolarmente utile in queste transizioni, offrendo uno spazio sicuro per esplorare le implicazioni dei cambiamenti personali sulla dinamica relazionale e facilitando conversazioni che potrebbero risultare troppo cariche emotivamente se affrontate senza supporto.
Tecniche di Comunicazione Efficace
La qualità della comunicazione è il fattore determinante nella gestione dei conflitti. Non si tratta solo di parlare, ma di come si parla e, soprattutto, di come si ascolta. Vediamo alcune strategie basate su evidenze che possono trasformare la dinamica delle discussioni difficili.
L’Approccio XYZ: Comunicare Senza Accusare
Sviluppato dal Dr. John Gottman (2018), ricercatore pionieristico nel campo delle relazioni, l’approccio XYZ offre una struttura per esprimere sentimenti difficili senza cadere nella trappola dell’accusa. La formula è semplice ma potente: “Quando fai X in situazione Y, mi sento Z.”
Questa struttura sposta il focus dall’attacco personale (“Sei pigro e non ti importa della casa”) all’impatto specifico di un comportamento sui propri sentimenti (“Quando torni a casa e non aiuti con i piatti dopo cena, mi sento sopraffatta e non apprezzata”). La differenza può sembrare sottile, ma l’effetto è profondo: il partner è meno propenso ad assumere una posizione difensiva e più disposto ad ascoltare.
L’approccio XYZ funziona perché riconosce che nessuno può contestare come ti senti. Possono non essere d’accordo con la tua interpretazione o con la causa dei tuoi sentimenti, ma i sentimenti stessi sono validi. Inoltre, questo metodo ti costringe a essere specifico, evitando generalizzazioni dannose come “sempre” o “mai”.
La pratica è essenziale per padroneggiare questa tecnica. All’inizio può sembrare artificiale, ma con il tempo diventa un modo naturale di esprimere preoccupazioni. È particolarmente utile in situazioni cariche emotivamente, dove le vecchie abitudini comunicative potrebbero portare a escalation rapide.
Ascolto Attivo: Il Potere di Essere Veramente Presenti
L’ascolto è forse l’abilità comunicativa più sottovalutata nelle relazioni. Troppo spesso, “ascoltare” significa semplicemente aspettare il proprio turno per parlare, pianificando mentalmente la propria risposta mentre l’altro sta ancora esprimendo i suoi pensieri.
La ricerca di Rogers e Farson (2019) dimostra che l’ascolto attivo – l’atto di essere pienamente presenti e ricettivi alle parole dell’altro – riduce significativamente l’escalation dei conflitti. Questa pratica implica più del semplice silenzio. Richiede un impegno a comprendere veramente la prospettiva dell’altro, anche quando è diversa dalla propria.
L’ascolto attivo si manifesta attraverso segnali verbali e non verbali. Mantenere il contatto visivo, annuire in modo appropriato e usare brevi affermazioni come “capisco” o “continua” comunica che sei impegnato nella conversazione. Ancora più importante è la pratica della parafrasi: ripetere con parole tue ciò che hai sentito per verificare di aver compreso correttamente.
Frasi come “Se ho capito bene, stai dicendo che…” o “Mi sembra di sentire che ti senti…” invitano alla chiarificazione e dimostrano che stai realmente cercando di capire, non solo di controbattere. Questo semplice atto può trasformare una potenziale discussione in una conversazione produttiva.
Praticare l’ascolto attivo richiede disciplina, soprattutto durante i conflitti. È naturale voler difendere la propria posizione o correggere ciò che percepiamo come malintesi. Tuttavia, resistere a questo impulso e dare priorità alla comprensione può creare lo spazio necessario per una vera risoluzione.
“Timeout” Strategico: L’Arte della Pausa Consapevole
Ci sono momenti in cui, nonostante le migliori intenzioni, una discussione diventa troppo emotiva per essere produttiva. La frequenza cardiaca aumenta, il pensiero critico diminuisce e le parole possono sfuggire al controllo. In questi momenti, la saggezza sta nel riconoscere che continuare probabilmente farà più male che bene.
Sullivan et al. (2017) hanno documentato l’efficacia dei “timeout” strategici nella gestione dei conflitti. A differenza dell’abbandono impulsivo di una discussione per frustrazione, un timeout consapevole è un’interruzione pianificata e concordata, progettata per permettere a entrambi i partner di riacquistare l’equilibrio emotivo.
Per implementare efficacemente questa strategia, è fondamentale stabilire in anticipo, in un momento di calma, come funzioneranno i timeout. La durata (generalmente tra i 20 e i 30 minuti), il segnale per richiederli e l’impegno a riprendere la conversazione dovrebbero essere chiaramente definiti.
Durante il timeout, l’obiettivo non è rimuginare sul conflitto o elaborare argomentazioni più convincenti. Piuttosto, è un momento per impegnarsi in attività che favoriscano il ritorno a uno stato emotivo più equilibrato: fare una passeggiata, praticare tecniche di respirazione profonda o semplicemente distrarsi con un’attività non correlata.
La chiave del successo di questa strategia è l’impegno a ritornare alla conversazione. Senza questo, i timeout possono facilmente trasformarsi in evitamento, lasciando i problemi irrisolti a fermentare. Quando entrambi i partner tornano più calmi, c’è una maggiore possibilità di affrontare il problema con chiarezza e compassione.
Quando Cercare Aiuto Professionale
C’è una persistente misconcezione che rivolgersi a un terapeuta di coppia sia un’ammissione di fallimento o un ultimo disperato tentativo prima della separazione. La ricerca suggerisce esattamente il contrario: le coppie che cercano aiuto professionale nelle prime fasi del conflitto hanno maggiori probabilità di risolverlo con successo.
Secondo la ricerca di Christensen e Jacobson (2020), la terapia di coppia può significativamente migliorare la soddisfazione relazionale in una varietà di situazioni. Ecco alcuni segnali che potrebbero indicare che è il momento di considerare un supporto professionale:
Quando i conflitti seguono uno schema ripetitivo senza risoluzione, con gli stessi argomenti che riemergono regolarmente senza progressi, potrebbe essere necessario un intervento esterno. Un terapeuta può identificare i cicli di interazione disfunzionali che potrebbero non essere evidenti dall’interno della relazione.
Se la comunicazione è caratterizzata da alti livelli di critica, disprezzo o atteggiamento difensivo (quelli che Gottman chiama i “quattro cavalieri dell’apocalisse” relazionale), un professionista può fornire strumenti specifici per interrompere questi modelli distruttivi.
Quando uno o entrambi i partner cominciano a sentirsi emotivamente disconnessi, sperimentando una sensazione di solitudine anche stando insieme, la terapia può aiutare a ristabilire la connessione emotiva alla base di una relazione soddisfacente.
Nei casi in cui i problemi relazionali cominciano a influenzare significativamente la salute mentale individuale, manifestandosi attraverso sintomi di depressione, ansia o altri disagi psicologici, un supporto professionale diventa particolarmente importante.
La scelta del terapeuta giusto è cruciale. Idealmente, si dovrebbe cercare un professionista specializzato in terapia di coppia, con formazione in approcci supportati dalla ricerca come la Terapia di Coppia Emotivamente Focalizzata (EFT) o la Terapia Comportamentale di Coppia Integrativa (IBCT). Un buon terapeuta non prenderà parti, ma piuttosto aiuterà entrambi i partner a vedere e comprendere la dinamica relazionale da una prospettiva nuova.
È importante notare che la terapia non è una soluzione magica o immediata. Richiede impegno, vulnerabilità e pazienza da parte di entrambi i partner. Tuttavia, per le coppie disposte a fare questo investimento, può offrire strumenti e prospettive che trasformano non solo la relazione attuale, ma anche la capacità a lungo termine di navigare i conflitti futuri.
Conclusione: Trasformare il Conflitto in Connessione
I conflitti non indicano necessariamente una relazione disfunzionale. Al contrario, come evidenziato dall’estesa ricerca di Gottman e Silver (2016), è il modo in cui le coppie gestiscono i conflitti a determinare la salute della relazione a lungo termine. Le coppie che rimangono insieme e felici non hanno necessariamente meno disaccordi; piuttosto, hanno sviluppato modi di affrontarli che preservano il rispetto e la connessione reciproci.
Implementando le strategie discusse in questa guida – comunicazione chiara, ascolto attivo, pause strategiche quando necessario, e la disponibilità a cercare supporto professionale – è possibile trasformare i momenti di tensione in opportunità di crescita e comprensione più profonda. Ogni conflitto risolto costruttivamente non solo risolve un problema immediato, ma rafforza la fondazione su cui si basa l’intera relazione.
Il paradosso delle relazioni sane è che accettare il conflitto come parte inevitabile del percorso condiviso spesso porta a meno conflitto distruttivo. Quando entrambi i partner si sentono sicuri di poter esprimere disaccordo senza temere l’abbandono o il rifiuto, la tensione che spesso alimenta l’escalation conflittuale diminuisce naturalmente.
In definitiva, l’obiettivo non è eliminare il conflitto – un’aspettativa irrealistica che porta solo a delusione – ma piuttosto imparare a navigarlo insieme, usando ogni sfida come un’opportunità per costruire una relazione più resiliente, autentica e profondamente connessa.
Bibliografia
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